Il Vescovo all'apertura della FISP

10 ottobre 2009

 
 
Saluto tutti voi che partecipate a questo incontro di apertura del nuovo anno formativo della Scuola diocesana di formazione all’impegno sociale e politico.
Quest’anno la Scuola riprende con un nuovo Direttore: la prof.ssa Francesca Schiano. È una donna, penso la prima volta, a dirigere la Scuola, una donna ben preparata e competente, che ha già dato prova della sua competenza in altri importanti incarichi diocesani e che conosce il mondo della scuola. A Lei facciamo i migliori auguri.
Vorrei, in questa occasione, ribadire la scelta non partitica della Scuola; per parteciparvi non si richiede la tessera di adesione ad un partito. Sul piano dottrinale ed etico la Scuola propone la Dottrina sociale della Chiesa, la quale non contiene ricette di programmi politici, ma una concezione della società, dello Stato, della vita sociale ed economica e dei valori di fondo ispirati dalla rivelazione cristiana e dalla riflessione teologica secolare della Chiesa. Con questa Scuola la Diocesi intende offrire un servizio per la formazione di persone sul piano sociale e politico, in particolare per quanti intendono assumere un impegno pubblico in tali ambiti. Non v’è dubbio che la complessità delle problematiche politiche, culturali, sociali ed economiche attuali rendono necessaria una tale formazione.
L’importanza ed anzi la necessità della formazione si può arguire dalla constatazione che uno dei problemi attuali è quello della selezione e della preparazione della classe politica. Il sistema democratico ha bisogno di dirigenti di robusta cultura con una visione grande del significato e del fine della politica, di specchiata onestà, disposti a servire il bene comune con distacco da se stessi e dai propri interessi particolari. La Chiesa ha proposto come modello e patrono dei governanti e dei politici S. Tommaso Moro, il quale affermò con la sua vita e con il suo martirio che “ l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale ” ( Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Motu Proprio data per la proclamazione di San Tommaso Moro Patrono dei Governanti e dei Politici n. 1, AAS 93 (2001) 76-80 ).
Una delle questioni che di frequente viene sollevata riguardo a persone che ricoprono ruoli pubblici e governativi è il rapporto tra comportamento detto “ privato ” e responsabilità pubblica. La questione non è riferibile a qualcuno in particolare, ma ha un carattere generale e vale anche sul piano della vita ecclesiale. V’è chi tende a separare le due cose, ritenendo che uno possa essere un bravo governante anche se in “ privato ” tiene un comportamento disdicevole sul piano etico.
Sarebbe da domandarsi, anzitutto, che cosa si intende per “privato”. Quando un comportamento detto “ privato ” è conosciuto ampiamente in pubblico si può ancora dire “ privato ”? In effetti, esso determina delle conseguenze che possono toccare anche la sfera giuridica. Sul piano etico, occorre anche esaminare in che modo e con che mezzi ciò che è “ privato ” o sotto segreto professionale è stato diffuso così da diventare di dominio pubblico.
 
Quello che è importante notare – anche prescindendo dall’unità della persona e della coscienza, che pure è di fondamentale importanza – è che il comportamento noto delle persone che svolgono un ruolo pubblico esercita un influsso non trascurabile sul piano dell’ethos sociale e in campo educativo. Valori come il matrimonio e la famiglia, una specchiata onestà al di sopra di ogni sospetto, la pratica della giustizia ed il rispetto delle leggi giuste, non sono affari privati, ma sono insieme valori personali e sociali. Non si può trascurare il fatto che la persona ha una essenziale relazione sociale. Chi sta in alto, poi, assume una particolare responsabilità; può fare un maggior bene, ma anche un maggior male. Dovrebbe anche sapere che avrà un giudizio più severo da parte del Giudice Supremo di tutti.
Leggiamo, infatti, nel Libro della Sapienza: “ Ascoltate dunque, o re, e cercate di comprendere; imparate, o governanti di tutta la terra ……. Dal Signore vi fu dato il potere e l’autorità dall’Altissimo, egli esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi; pur essendo ministri del suo regno non avete governato rettamente né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio. Terribile e veloce egli piomberà su di voi, poiché il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto ” ( Sap 6, 1- 5).
Vorrei osservare, riguardo alla democrazia, che questo sistema si regge su alti valori etici e spirituali; se questi vengono meno la democrazia si degrada. Più volte ho osservato, ma, a quanto pare, con scarso ascolto, che il permissivismo in campo etico, conduce alla repressione da parte dei pubblici poteri per assicurare un minimo di ordine pubblico. Quello che ci rimette è il valore tanto esaltato, quello della libertà che la democrazia si vanta di assicurare. Quando si degrada o corrompe il rigore etico, la forza prevale sul diritto ed emergono allora i poteri forti, siano essi politici o economici, con danno del bene comune.
 
L’origine della crisi economica attuale – com’è stato ben riconosciuto anche nell’Enciclica di Papa Benedetto XVI – è stata determinata da comportamenti eticamente riprovevoli.
Più in profondità, è da pensare che la radice sia da ricercare sul piano culturale e spirituale. Per me è questo il livello più preoccupante, la vena profonda alla quale dovrebbe attingere la vita pubblica e sociale. Questa vena mi pare di vederla piuttosto inaridita.
Il Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in veritate scrive che “ Gli aspetti della crisi e delle sue soluzioni, nonché di un futuro nuovo possibile sviluppo …. richiedono nuovi sforzi di comprensione unitaria e una nuova sintesi umanistica. La complessità e gravità dell’attuale situazione economica giustamente ci preoccupa, ma dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuro migliore ”(n. 21). Il Papa fa appello, dunque, ad un profondo rinnovamento culturale e alla riscoperta di valori di fondo. Ma dove trovarli? Sarei tentato di scetticismo, guardando alla situazione attuale delle istituzioni sociali, alla seria emergenza educativa, allo smarrimento delle coscienze, alla superficialità dei modelli e stili di vita che sono proposti, diciamo anche chiaramente all’abbandono dei riferimenti cristiani. Ma so che ci sono anche delle forze, meglio delle persone che sanno pensare e riflettere, che sanno osare andando contro corrente. Abbiamo ancora preti come don Ruggero Ruvoletto, che fanno scelte coraggiose e rischiose, abbiamo tanti laici di fede profonda, alla quale attingono la vera sapienza, la elevatezza di pensiero, la coerenza con i principi che proclamano, laici pronti all’impegno generoso per il bene comune. Sono questi che ci infondono speranza.
Per loro, come Vescovo, imploro la sapienza fondata sul “ timore di Dio ”, che non è la paura, ma il riferimento assoluto, senza il quale nulla si regge e che da il senso di tutto.
Al Signore che guida e illumina la storia con la sua Provvidenza e non fa mai mancare il suo aiuto affidiamo con fiducia il nuovo anno formativo.